DOMENICO MODUGNO – Icòne del nostro territorio… Personaggi by YouBari.net - 17 Novembre 201817 Novembre 20180 Domenico Modugno Domenico Modugnoè stato un Cantautore, Chitarrista, Attore, Regista e Politico. Considerato uno dei padri della canzone italiana e uno tra i più prolifici artisti in generale, avendo scritto e inciso circa 230 canzoni, interpretato 38 film per il cinema e 7 per la televisione, nonché recitato in 13 spettacoli teatrali, condotto alcuni programmi televisivi, e vinto quattro Festival di Sanremo. Domenico Modugno nasce il 9 gennaio 1928 a Polignano a Mare (dove ora gli è stato dedicato un lungomare con annessa statua, in memoria), in provincia di Bari, a piazza Minerva 5 (oggi piazza Caduti di Via Fani), da Vito Cosimo Modugno, comandante del Corpo delle Guardie Municipali, e Pasqua Lorusso, del vicino paese di Conversano; ha due fratelli maggiori, Vito Antonio detto Tonino e Giovanni detto Giannino, e una sorella maggiore, Teresa, e sin da piccolo in famiglia viene chiamato Mimì. Nel 1935 il padre viene trasferito per lavoro a San Pietro Vernotico, in provincia di Brindisi (dove saranno poi sepolti i genitori di Modugno): Mimmo a 7 anni comincia ad andare a scuola e si ambienta nella sua nuova residenza, impara il dialetto vernacolo Sanpietrano (facente parte dell’area del dialetto salentino), che può ricordare il siciliano; in questo dialetto scriverà le sue prime canzoni. Durante l’adolescenza impara a suonare la chitarra, grazie agli insegnamenti del padre Vito Cosimo, e la fisarmonica, mentre nel 1945 compone le sue due prime canzoni, che tuttavia non inciderà mai: “E la luna fra le nubi che sorride al mio dolore” e “Il treno che fischia”. Scrive anche alcune poesie, che fa stampare dal padre del suo amico Guglielmo Centonze, che è tipografo. Successivamente le sue canzoni saranno scritte tutte nel dialetto di San Pietro Vernotico. Nel frattempo frequenta l’Istituto di Ragioneria a Lecce. Nel 1947 si trasferisce, all’insaputa del padre, a Torino per cercare fortuna, e lavora prima come cameriere e poi come apprendista gommista alloggiando in una baracca in affitto. Il freddo che patirà nel capoluogo piemontese, all’epoca capitale del cinema Italiano, gli rimarrà nell’anima. Nel 1949, dopo il servizio militare effettuato a Bologna ritorna a San Pietro Vernotico e si lascia crescere i baffi. In questo periodo comincia a esibirsi come suonatore di fisarmonica nei festini di paese, improvvisando serenate alle giovani ragazze con il suo gruppo storico di amici conquistandosi la fama di fimminaru (sciupafemmine) per via del suo aspetto fisico e delle sue doti artistiche straordinarie. Nonostante a San Pietro Vernotico la sua attività teatrale sotto la guida del Maestro Rolomir Piccinno sia instancabile, la vita di paese comincia ad andargli stretta, e decide perciò di ritornare prima a Torino e poi di spostarsi a Roma, dove i primi tempi alloggia presso il convento dei monaci camaldolesi al Celio; vince un concorso per attori dilettanti che gli consente di iscriversi al Centro Sperimentale di Cinematografia, alla scuola per attori, riuscendo anche a vincere una borsa di studio da cinquantamila lire al mese. Qui conosce una giovane aspirante attrice siciliana, Franca Gandolfi, figlia di un colonnello benestante, che diventerà poi sua moglie il 26 giugno 1955. La sera comincia a esibirsi al Circolo Artistico di via Margutta, con un repertorio di canzoni in dialetto salentino di sua composizione (come Musciu niuru, gatto nero, e Sciccareddu ‘mbriacu, asinello ubriaco) e di brani popolari. La sua prima comparsa cinematografica la effettua nel 1949 nel film I pompieri di Viggiù; nel 1951 appare in Filumena Marturano. Nel 1952 è attore giovane in teatro ne Il borghese gentiluomo di Molière (Compagnia Tatiana Pavlova) e prende parte ai film Cameriera bella presenza offresi… di Giorgio Pàstina 1951, Anni facili di Luigi Zampa (1953) e all’episodio La giara con Turi Pandolfini e Franca Gandolfi, ancora con Giorgio Pàstina in Questa è la vita (1954). Ottenuto l’attestato del Centro Sperimentale di Cinematografia nel 1953, continua a fare la comparsa in alcuni film: il suo sogno è recitare, anche se continua a esibirsi come musicista. Nel frattempo è anche rumorista alla radio. Nel film Carica eroica di Francesco De Robertis, dovendo interpretare il ruolo di un soldato siciliano che deve far dormire un bambino, Modugno canta una canzone popolare di San Pietro Vernotico, Ninna nanna meglio conosciuta come Ulìe ci tene ulìe. Proprio questo brano, rielaborato insieme con Franco Nebbia, gli apre le porte della radio, poiché viene chiamato alla trasmissione Trampolino per presentarla; l’esibizione è apprezzata dal direttore del secondo canale, Fulvio Palmieri, che gli propone di ideare e condurre una trasmissione musicale in quattro puntate. Modugno coinvolge la Gandolfi e così, all’inizio del 1953, conduce Amuri…amuri…, trasmesso dal secondo programma radiofonico alle 22, in cui interpreta una canzone in ogni puntata, proponendo brani che inciderà in seguito, come La cicoria o La barchetta dell’amore. Nasce in quei giorni la leggenda del Modugno siciliano: infatti molti scambiano il dialetto salentino di questa e di altre canzoni come lingua siciliana, e il cantautore, almeno in quel periodo, non smentisce, attirandosi l’astio dei compaesani di San Pietro per aver sentito lo stesso Modugno dichiarare di essere siciliano (lui affermerà poi di averlo fatto perché costretto dai dirigenti Rai e dai discografici). Alla fine del 1953 Modugno ottiene un contratto discografico con l’RCA Italiana, per la quale comincia a pubblicare i primi dischi a 78 e a 45 giri, con canzoni composte in dialetto salentino e siciliano. Nel 1956, con il cambio di casa discografica e il passaggio alla Fonit Cetra, riesce a esordire come autore al Festival di Sanremo, la sua Musetto, già incisa in precedenza dall’autore, viene infatti presentata alla manifestazione da Gianni Marzocchi e si classifica all’ottavo posto. Dello stesso anno è Io, mammeta e tu, che contribuisce a far circolare il nome del cantautore. Sempre in quello stesso anno decide di fare alcune tournée in Francia traducendo alcune sue canzoni come “Vecchio Frac” o “Io, mammeta e tu” in francese, anche se i francesi non le apprezzarono molto. Nello stesso tempo escono altri 33 giri come Domenico Modugno e la sua chitarra – Un poeta un pittore un musicista e Domenico Modugno e la sua chitarra n° 2 – Un poeta un pittore un musicista che raccolgono anche reincisioni di vecchie canzoni. Sempre in quel periodo comincia a scrivere canzoni in napoletano con testi scritti da un amico conosciuto al Centro Sperimentale di Cinematografia: Riccardo Pazzaglia. Nel 1957 partecipa al Festival di Napoli in coppia con Aurelio Fierro, con Lazzarella, scritta insieme con Pazzaglia, che riscuote un buon successo come del resto la canzone inserita sul retro del disco, Strada ‘nfosa, che gli viene ispirata da un venditore ambulante parigino in una giornata di pioggia; mentre il brano sul lato A è spensierato e allegro, quest’ultima canzone (che racconta la fine di un amore) ha una melodia triste e accorata. Alla fine dell’anno Modugno ha un altro problema con la censura: infatti alcuni versi del testo della sua Resta cu’ mme vengono giudicati non adeguati, e il cantautore deve così cambiare «Nu’ me ‘mporta dô passato, nu’ me ‘mporta ‘e chi t’ha avuto» in «Nu’ me ‘mporta si ‘o passato, sulo lagreme m’ha dato» ma, a parte questa disavventura, l’anno è stato positivo, e ha preparato il terreno per l’esplosione del 1958. Diviene uno dei protagonisti della musica leggera Italiana e Internazionale quando trionfa al Festival di Sanremo 1958 con “Nel blu dipinto di blu”, ma ribattezzata quasi subito dal pubblico “Volare”, destinata a diventare una delle canzoni italiane più conosciute, se non la più conosciuta al mondo, tanto da vendere 800 000 copie in Italia e oltre 22 milioni nel mondo. Domenico Modugno è anche uno dei due cantanti italiani (l’altro è Renato Carosone), ad aver venduto dischi negli Stati Uniti senza inciderli in inglese. Nei suoi ultimi anni fu anche deputato e dirigente del Partito Radicale. È tra gli artisti Italiani che hanno venduto il maggior numero di dischi con oltre 70 milioni di copie. Tratto da: “Wickipedia” – https://it.wikipedia.org/wiki/Domenico_Modugno